Quella freccia che accompagna

Si dice che la vita è una continua ricerca della direzione in cui andare… Quante volte ci troviamo dinnanzi ad un bivio? E quante volte la decisione di prendere l’una o l’altra strada può trasformarsi in un onere tanto pesante che preferiamo rimanere fermi ad aspettare per paura di sbagliare? Anche partire per un Cammino implica la scelta di una meta e della strada da seguire per raggiungerla. L’idea di mettersi in Cammino per settimane verso Santiago de Compostela, Roma o Assisi potrebbe creare inizialmente quella stessa sensazione di smarrimento di chi non sa quale strada scegliere. Una volta giunti alla partenza però ci sorprendiamo di quanto un piccolo segnale riesca subito a dar coraggio al nostro primo passo …

Ogni Cammino ha il proprio segnale da seguire che ci accompagna, fin dal primo giorno, alla scoperta di nuovi luoghi diventando il simbolo delle nostre speranze ed aspettative: sul Cammino di Santiago c’è una freccia gialla o una conchiglia, la famosa “concha”; sulla Via Francigena si segue una bandierina bianco e rossa con un piccolo pellegrino al centro…
All’inizio abbiamo qualche difficoltà a riconoscerli tra le foglie o a scorgerli sui marciapiedi, ma nella misura in cui acquistiamo familiarità con la loro forma e colore, cresce anche il senso di sicurezza e la fiducia in noi stessi, oltre che la nostra capacità di vederli.

La crescente consapevolezza che questi simboli ci accompagneranno fino alla fine del nostro viaggio ci tranquillizza e ci conforta, passo dopo passo, al punto che iniziamo a cercarli con lo sguardo, anche da lontano. La freccia gialla diventa quindi per tutti un punto di riferimento del proprio Cammino, una costante che si fa cercare e che ci rassicura che “Si!, sono sulla strada giusta!

La freccia può anche assumere per chi cammina un significato più intimo rispetto al semplice “indicatore di direzione”: per alcuni diventa una paziente compagna di viaggio con cui condividere emozioni e riflessioni; per altri si trasforma in uno strumento per superare paure ed insicurezze, mentre per qualcun altro diviene lo specchio che riflette i propri punti di forza e le proprie debolezze. Durante il Cammino ognuno carica quel segnale del proprio sentire e del proprio vivere, facendolo diventare, al rientro dal viaggio, uno scrigno dove custodire preziosi ricordi.

Un cammino “ben segnato” offre a chi lo percorre la possibilità di vivere l’esperienza con più serenità, lasciando spazio a pensieri e riflessioni e stimolando la ricerca interiore; ma il segnale nel contempo si fa anche cercare, incoraggiando il viandante alla sua ricerca e riconoscimento anche in condizioni ambientali difficili. Questa esperienza può di fatto esserci d’aiuto anche nella vita “normale”per imparare a conoscere meglio noi stessi, il mondo che ci circonda e riconoscere più facilmente i segnali più o meno nascosti che le situazioni ci mettono davanti, rendendo un po’ più semplice, di fronte “al bivio”, la scelta di una strada rispetto che un’ altra.
La presenza di una segnaletica chiara e puntuale è uno degli elementi distintivi per lo sviluppo di un Cammino aperto a tutti. Uno dei primi ad intuirlo è stato Don Elias Valiña, parroco di O Cebreiro, un piccolo villaggio in cima ad un monte lungo la strada per Santiago, che ideò la famosa Freccia Gialla. Consapevole delle difficoltà di orientamento che i pellegrini incontravano lungo il Cammino, tra boschi e sentieri spesso impervi, Don Elias si impegnò a studiare e ad identificare il percorso migliore e a segnarlo con delle frecce di vernice gialla, trovata abbandonata su una strada e comunemente usata per la segnaletica stradale. Ad una pattuglia della Guardia Civil che una volta lo fermò, insospettita dal suo dipingere frecce gialle, lui disse che stava preparando una “grande invasione”! E così è stato! L’opera di Don Elias e il successivo impegno delle Associazioni di volontari e delle Istituzioni nella manutenzione dei segnali, hanno permesso che oggi il cammino sia agevolmente percorribile da tutti, passando da un numero di circa 2 mila pellegrini nel 1985 ai poco piu’ di 260 mila nel 2015.

Certo! A volte può capitare comunque di perdersi, o perchè il segnale per qualche motivo non è chiaro o forse per nostra distrazione, ma la consapevolezza della sua presenza da qualche parte, ci da quella forza e quel coraggio necessari per cercarlo e ritrovare la giusta direzione … Perchè anche il perdersi nella vita può avere la sua importanza, ed essere a sua volta il segnale che tanto aspettavamo per scegliere quale strada prendere di fronte al bivio…

Cristina Menghini

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